tendenza a pronunciarli come una vocale sola
- au produce una o lunga , si monottonga con o aperta
- ae produce e lunga, diventa iod+ e in sillaba libera, e aperta in sillaba implicata
- oe si monottonga in e lunga, produce e chiusa
dittongamento di e breve e o breve toniche in sillaba libera
- e aperta diventa iod+ e aperta
- o aperta si dittonga in wau+ o aperta
Il dittongamento si ha solo nelle forme rizotoniche (accentate sulla radice), in cui e breve e o breve sono accentate; non si ha nelle forme rizoatone.
- non si ha in forme verbali in cui E e O sono in posizione tonica ma in sillaba implicata
Innalzamento articolatorio di (e) e (o) in posizione tonica, che passano a i e a u. due casi:
1) (e) si chiude se seguita da una l palatale -gl- o gna una n palatale -gn-, a lora volta provenienti da -lj- e da -nj-
2) (e) e (o) seguite da velare sorda (k) o sonora (g) -enk -ong -eng (non -onk, ad eccezione di iuncum)
La e aprte, la e chiusa, la o aperta e la o chiusa, se precedono una vocale diversa da i, con cui formano uno iato, tendono a chiudersi fino al grado estremo.
La e aperta diventa i, la o aperta diventa u.
Non succede se sono precedute da i
In posizione protonica una e chiusa tende a chiudersi in i.
processo ne uniforme ne generale:
- in alcune parole si è avuto tardi
- in alcune parole non si è avuto
- in alcune parole si è avuto un processo di RILATINIZZAZIONE
- in alcune parole si spiega guardando la base, in cui la e non è protonica
Protonia sintattica
è stato uniforme nei monosillabi con e, protonia all'interno della frase
In posizione protonuca o diventa u
poco diffusa
La e chiusa postonica si chiude in i, se:
- e proviene da i breve
- e si trova in una sillaba interna
Ha interessato solo il fiorentino antico. Il gruppo AR è passato a ER in posizione intertonica (tra acc 1ario e 2ario) e protonica. ha interessato:
- parole con suffisso -arello che diventa -erello
- parole con uscita -eria
- alcune forme del futuro e condizionale dei verbi di prima coniugazione
In alcune parole (e) e (i) protoniche seguite da una vocale labiale si sono labializzate, diventando (o) oppre (u), che sono vocali labiali.
Si mantengono D, M, N, R, L, F
L,M e N se seguite da iod si trasformano
- Regressiva: in un nesso di consonanti difficili da pronunciare, la seconda assimila la prima; sono -CS- -CT- -DV- -MN- -PS- E -PT-
- progressiva: il contrario (-ND- diventa nn), tipico dei dialetti centromeridionali
- M, documentata in iscrizioni secoli a.C.
-T documentata in graffiti di Pompei
- S, varie trasformazioni:
1) nei monosillabi, la -s finale, in alcuni casi si è palatalizzata, diventando i, in altri si è assimilata alla consonante della parola successiva (raddoppiamento fonosintattico)
2) nei polisillabi, la -s prima di cadere ha palatalizzato la vocale
precedente
Originariamente la pronuncia della velare era tale indipendentemente dalla vocale che seguiva.
Nel latino tardo davanti a e ed i, le velari k e g si sono palatalizzate in tS e d3 (affricate palatali)
j si è trasformato:
- in un'affricata palatale sonora /d3/ in pos iniziale
- in un'affricata palatale sonora intensa /dd3/ in posizione intervocalica
= combinazione di velare + u semiconsonantica (W). Può essere sorda o sonora. Quella sonora in latino era solo interna. Può essere:
- primaria: esisteva già in latino. se è seguita da una A, in posizione iniziale si conserva, in posizione intervocalica si rafforza.
- secondaria: prodotta dal passaggio dal latino volgare all'italiano. Si mantiene sempre intatta, quale sia la vocale che la segue
La B latina, in posizione iniziale o dopo la consonante si è conservata.
Seguita da una R è diventata intensa.
In posizione intervocalica si è trasformata in una labiodentale sonora (v).
Nei primi secoli si è trasformata in una bilabiale
= processo di indebolimento articolatorio:
- (p) diventa (b) + spirantizzazione
- (k) diventa (g)
- (t) diventa (d)
i + vocale
nel passaggio da latino a italiano ha sempre trasformato la consonante che lo precedeva (ricorrente è stato il raddoppio)
Trattamento di nessi -PJ- e -BJ-
- raddoppiamento della vocale che precedeva
- la v latina si è confusa con la b
- il nesso VJ ha subito lo stesso trattamento di BJ, dando luogo a (bbj)
Trattamento di -KJ- e -GJ-
Tre fasi:
- j ha trasformato velare sorda e sonora in affricate palatali
- j ha prodotto il raddoppiamento dell'affricata precedente
- j si è dileguato
Trattamento di -TJ- e -DJ-
In toscana ha avuto due esiti:
- in alcune parole si è trasformato in una affricata dentale sorda (ts), doppia se il nesso tj era tra due vocali, scempia se tra consonante e vocale
- in altre parole si è trasformato in una sibilante palatale sonora
- MJ = j produce il raddoppiamento della nasale labiale che precede
- NJ = due fasi
1) raddoppiamento della nasale
2) trasformazione in una nasale palatale intensa
Trattamento di -LJ-
Due fasi:
1) raddoppiamento della laterale
2) trasformazione in una laterale palatale intensa (gl)
Trattamento del nesso -RJ-
- in toscana la R è caduta e il nesso si è ridotto a J (parole con suffisso -aio e -toio, derivano da -arium e -torium)
- in altri dialetti è caduto lo j (parole con suffisso in -aro)
Trattamento del nesso -SJ-
ha avuto due esiti paralleli:
- sibilante palatale sorda tenue (quella roba che sembra una s e si pronuncia ci); poi affricata palatale sorda
- sibilante palatale sonora tenue (3, gi); poi una affricata palatale sonora
si trasformano in nessi di consonante + iod MA se è in posizione intervocalica determina il raddoppio della consonante precedente.
caso particolare= -GL- nel fiorentino antico è diventano -GJ-
- SL: era sconosciuto al latino classico, proveniente da parole di altre lingue, quindi difficili da pronunciare.
In posizione interna si è formato in seguito alla SINCOPE DELLE U BREVE POSTONICA INERNA ALLA SEQUENZA SUL: sl diventa skl diventa skj
- TL: sconosciuto al latino classico, si è formato in seguito alla SINCOPE DI UNA U BREVE POSTONICA O INTERTONICA INTERNA ALLA SEQUENZA TUL. Il nesso TL si è confuso con il nesso -CL- e ha dato origine a kkj
= aggiunta di un corpo fonico all'inizio della parola.
Tipico delle forme in iscena, per iscritto: quano una parola terminante per consonante era seguita da una parola che iniziava per s + consonante, si tendeva ad aggiungere una i-
= aggiunta di un corpo fonico alla fine della parola, diffuso nell'italiano antico, in particolare nelle parole che avevano una finale consonantica (origine non latina)
tendeva a evitare anche le parole tronche
= aggiunta di un corpo tonico all'interno di una parola
- consonantica: prodotta in aprole che originariamente avevano due vocali vicini, difficili da pronunciare (v)e (g)
- vocalica: il caso + importante è quello di i all'interno di parole che presentavano la sequenza consonantica -SM-
= caduta di un corpo fonico a inizio parola
es. sto, sta, sti, ste
in queste forme, poi, si verifica l'univerbazione
questa mattina - sta mattina - stamattina
= data una parola iniziante per l o per la, in alcuni casi i parlanti li interpreta come articoli e li separa dal resto della parola
= articolo e nome formano un tutt'uno nlla segmentazione della catena parlata
ASTRACUM - l'astrico - lastrico
=caduta di un corpo tonico all'interno della parola.
A cadere sono vocali e sillabe non accentate, deboli; in particolare vocali postoniche e intertoniche
es CALIDUM- caldo
Caduta di un corpo fonico in fine parola, può essere:
- vocalica
- sillabica
L'apocope per apologia si è prodotta in parole terminanti per -ta e -tu. Prevede la cancellazione di suoni simili, identici o vicini tra loro (-atem -utem)
E' obbligatoria:
- negli infiniti seguiti da un pronome atono
- sostantivi usati co,e titoli di rispetto seguiti da nome proprio
- aggettivo buono, se precede il nome a cui si riferisce
Si produce nell'ambito della frase, è definibile come un'assimilazione regressiva.
Ad essere pronunciate unite sono una parola terminante per consonante e una successiva iniziante per consonante.
Si pronuncia dopoalcune parole:
- monosillabi forti
- parole tronche
- quattro polisillabi piani: dove, come, sopra e qualche