La morte del padre quando Ungaretti aveva solo due anni, l'infanzia vissuta ad Alessandria d'Egitto, l'influenza delle storie ascoltate dalla balia sudanese e dalla domestica croata, insieme alla vita a Parigi e al suicidio dell’amico Moammed Sceab, sono eventi che hanno segnato profondamente la sua sensibilità poetica.
La partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, la perdita del figlio Antonietto nel 1939 e l’esperienza come docente in Brasile sono stati momenti cruciali che hanno plasmato il suo percorso creativo.
L’esperienza al fronte, con la quotidiana vicinanza alla morte e il fango del Carso, ha portato Ungaretti a riflettere sulla precarietà dell’esistenza e sulla condizione umana.
La raccolta rappresenta la volontà di rialzarsi dopo gli orrori della guerra e riaffermare la dignità umana nonostante la crisi generata dal conflitto.
Gli spazi bianchi simboleggiano il silenzio e il mistero, amplificando le parole essenziali e proiettandole su uno “schermo” di vuoto.
punteggiatura e nessi logici, e versi brevissimi, eredità del Futurismo.
Sul Carso, la guerra ha unito gli uomini nella tragedia, creando un senso di fraternità nella sofferenza, che diventa centrale nella poetica di Ungaretti.
*Porto sepolto* rappresenta un luogo simbolico di profondità interiore e ricerca dell’assoluto.
Queste esperienze mostrano la vulnerabilità umana e la capacità di unirsi nei momenti più tragici, definendo l'essenza dell'essere umano.
La poesia è uno strumento per riaffermare la dignità umana e ritrovare se stessi dopo le catastrofi della guerra, elevandosi spiritualmente.