La realizzazione del primo grande vocabolario italiano nel 1612.
Inoltre, la Crusca portò a termine il disegno di restituire a Firenze il magistero della lingua e il primato della città.
Il Vocabolario degl accademici della Crusca uscì nel 1612, presso la tipografia veneziana di Giovanni Alberti.
Sul frontespizio recava l'immagine di un frulone o buratto, lo strumento in uso per separare la farina dalla crusca, con sopra il motto "il più bel fiore ne coglie", riferiemnto all'atto di selezione compiuta nel lessico e analogia alla selezione tra la crusca e la farina.
Esso non fu ispirato a criteri bembiani, cercando di evidenziare, più che l'apporto della lingua viva, la continuità tra la lingua toscana contemporanea e quella antica trecentesca.
Il vocabolario fu pubblicato in tre edizioni nel Seicento:
-la prima ne 1612
-la seconda nel 1623, analoga alla prima per impianto
-la terza nel 1691, diversa nell'aspetto esterno: tre tomi invece di uno, con un corrispondente aumento del materiale, verificabile nella quantità di lemmi, negli esempi e nella definizione delle voci.
Importanti figure che si opposero alla Crusca furno Paolo Beni, Alessandro Tassoni, Daniello Bartoli
Nell'"Anticrusca" edl 1612, Paolo Beni contrappone ai canoni del Salviati gli scrittori del Cinquecento, in particolare Tasso.
Egli partiva dal presupposto che la lingua esistesse come patrimonio comune, denuncia le irregoalità e gli elementi plebei del linguaggio di Boccaccio, però, apprezza il Petrarca e gli autori moderni.
Tra le varie opere minori restano le postolle al vocabolario, esempio di critica concretamente applicata.
Le ostille sono poco più di mille, brevi e non sono autografe.
Più distesa è l'argomentazione nei "Pensieri diversi" in cui è espressa la critica contro la lingua antica di Boccaccio e dei minori trecenteschi, e contro la dittatura fiorentina sulla lingua.
Tassoni mostrava la sua attenzione verso scrittori moderni come Guicciardini, il cui stile "maestoso" e "nobile" gli sembrava degno di essere anteposto a quello del Villani.
Proponeva di adottare nel Vocaboalrio degli espedienti per distinguere le voci arcaiche da quelle in uso, inquanto a suo avviso regnava una grande confusione tra esse.
Autore di una celebre opera grammatica "Il torto e il diritto del Non si può" (1655-68), che uscì sotto lo pseudonimo di Ferrante Longobardi.
Non si tratta di una polemica violenta e diretta nei confronti dei cruscanti e del Vocabolario, ma lui, riesaminando i testi del Trecento su cui si fonda il canone di Salviati, dimostra oscillazioni tali da far dubitare della corenza del canone stesso; usa non di rado una pungente ironia ne confronti di un frote rigorismo grammaticale.
Galileo Galilei
Anche se la parenza fu in latino, riccoc di citazioni classiche, alla fine Galileo scelse di usare il volgare e il latino assunse la funzione di termine di confronto negativo.
Lui seppe raggiungere un tono elegante e medio, perfettamente accoppiato alla chiarezza tecnologica e sintattica.
La scrittura è spesso polemica nei confronti degli avversari per i quali non risparmia allusioni sarcastiche.
Inoltre, Galileo si affida alla tecnificazione di termini già in uso, evitando il greco e il latino, a favore di parole italiane semplici.
Caratteristica è l'uniome della la parole e dell'azione scenica alla musica, nell'ambito di una riflessione sull'antica tragedia greca.
Importante è la forma madrigale.
Il marinismo è una corrente letteraria del Seicento, originata da Giovan Battista Marino.
Gli schemi metrici e le cadenze ritmiche sono ancora quelle petrarchesche, mentre la poesia barocca estende il repertorio di temi e situazioni che possono essere assunte come oggetto dipoesia, comportando un rinnovamento lessicale.
In particolare, nell"Adone" l'autore introduce l'anatomia del corpo umano, adoperando termini anatomici per tentare una descrizione dell'occhio, dell'orecchio, del naso e il loro funzionamento, come celebrazione dei sensi e della macchina umana.
Inoltre, vengono introdotti anche elementi della descrizione della Luna fatta da Galielo.
Riccorrenti sono quindi tecnicismi scientifici e l'utilizzo del lessico scientifio, insieme alla tematica e agli oggetti emblematici della scienza.
Il padre Dominique Bouhours, gesuita francese, negli "Les entretiens d'Ariste et d'Eugene", svolse la tesi secondo la quale solo ai francesi poteva essere riconosciuta la capacità di parlare, mentre gli spagnoli declamavano e gli italiani sospiravano.
Lo spagnolo viene accusato di maniloquenza esagerata e l'italiano dell'eccessiva tendenza alla sdolcinatezza poetica.
Il vantaggio del francese era la sua razionalità e la vicinanza della prosa e della poesia.
MIchelangelo Buonarroti il Giovane, collaboratireall'impresa del Vocabolario e pronipote di Michelangelo, mostrò il gusto per la popolarità nella ricerca esasperata per il ribobolo.
La dedica, firmata da Bastiano de' Rossi, era rivolta a Concino Concini, il quale aveva avuto un forte potere alla corte di Francia.
L'opera d rassettatura, affidata ad acluni "Deputati", fu filologica e censoria; applicava cioè una sorta di censura preventiva e valorizzava un codice della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (1384).
Gli Accademici proposero una distinzione tra gli autori della "prima classe", Dante, Boccaccio, Petrarca e Villani, e i minori, da cui le parole sono state prese quando mancavano negli altri.
In alcuni casi veniva posta l'indicazione "voca antica", per segnalare la presenza di arcaismi.
Quando l'Accademia si indirizzò verso la lessicografia, nel 1591, e si discusse sulla creazione del Vocabolario.
Secondo lui anche gli autori minori trecentescchi erano degni di trovarsi fianco al fianco dei grandi autori dello stesso periodo, in quanto, nonostante avessero dimostrato di essere incapaci di comprendere i testi latini che cercavano di tradurre, erano meritevoli di essere imitati per aver scritto bene.