La ricchezza tematica e letteraria della "Divina Commedia" favorì la promozione del volgare, dimostrando che la nuova lingua avesse potenzialità illimitate. Il successo della "Commedia" fu determinante per il successo toscano.
La "Divina Commedia" si caratterizza per la disponibilità ad accogliere elementi di provenienza disparata, non solo latinismi ma anche termini forestieri e plebei.
Le parole toscane sono molte, ma ne ricorrono alcune non toscane e tale libertà deriva da una varietà del tono. Nonostante siano presenti latinismi, provenzalismi e interi passi in latino o provenzale, il poema nel suo complesso si presenta come opera fiorentina e la più vistosamente fiorentina tra quelle scritte da Dante.
La polimorfilia si manifesta in particolare nell'alternanza di forme dittongate e non dittongate, la presenza di "i" o "e" in protonia, oppure di "a" protonica, le forme dei verbi con il condizionale.
Il linguaggio poetico di Dante è definibile plurilinguismo, o multilinguismo, mentre quello di Petrarca monolinguismo.
Kar Lachman, nel 1850, dietro alle stampe l'edizione critica del poema "De rerum natura" di Lucrezio, il quale inaugurò una tecnica basata sulla classificazione sistematica dei codici, che si traduce nella forma grafica di uno stemma, il cui aspetto analogo a quello di un albero genealogico.
Tale schema chiarisce i rapporti di derivazione e appartenenza dei manoscritti, detti "testimoni" e la novità del metodo sta nel fatto che Lachman si basasse sulla considerazione sistematica degli errori.
Petrocchi ha condotto la prima edizione selezionando i codici più antichi, quelli che trasmettevano il testo secondo "l'antica vulgata".
-sulla sinistra si osserva la scala della cronologia con la datazione dei manoscritti divisi in cinque fasce dalla durata di circa un decennio da partire dalla morte di Dante, nel 1321
- le linee continue esprimono i rapporti stemmatici di dipendenza
- le linee tratteggiate segnarono le contaminazione
- le lettere greche indicano due famiglie: quella dei codici toscani (Alfa) e quella dei codici emiliano -romagnoli (Beta).
-nell'apparato sono presenti le sigle indicanti i codici di cui sono fornite le variante, riconducibili nello stemma.
Raccolta e testimonianza di minute delle liriche di Petrarca
Il "Canzoniere"
Sonetto 30 del Codice Vaticano latino 3196, di pugno di Petrarca.
In esso troviamo una cancellazione, con un tratto di penna, che potrebbe essere l'espulsione di un latinismo e dell'accostaemnto "integro" e "albergo", con l'urto della consonante "gr" e "rg".
Inoltre, dà conto anche delle postille marginali apposte da Petrarca, in latino, dove avverte che il testo è stato ricpiato ed è già nelle mani dell'amico Leilo, il romano Angelo Di Pietro Stefano Tosetti.
Lo stile di Boccaccio per eccellenza è quello caratterizzato dalla complessa ipotassi, come si trova nella cornice delle novelle e nelle parti più nobile elevate; è uno stile maniloquente, la cui struttura è resa più complessa dalle inversioni di sapore latineggiante e dalle proposizioni dei verbi in clausola, inoltre una parte del suo fascino è affidata all'uso di elementi ritmici e figure retoriche (omoteleuti, parallelismi sintattici, alliterazioni, cursus).
Il sistema di interpunzione è più ricco rispetto a quello di Petrarca, compare: virgola, punto e virgola, due punti, punto, sbarra obliqua, punto interrogativo usato anche nelle interrogazioni dirette, un coma.
Fenomeni comuni ricorrenti anche nel linguaggio di Boccaccio sono l'univerbazione e il raddoppiaemnto fonosintattico, oltre al vrbo posto alla maniera latina e l'uso del periodo con subordinate, gerundi, avversative.
Il "Decameron" è ricco di un grande varietà di registri: contiene dialoghi, battute tipiche del parlato, conversazione quotidiana e accanto ai momenti in cui lo stile è elevato e nobile, sia esso simulazione di discorsi, o adoperato a scopo descrittivo, come nelle pagine iniziali sulla peste del 1348 e nella cornice.
Un prezioso autografo dello scrittore, conservato a Berlino
I volgarizzamenti si avvicinano in certi casi a veri e propri rifacimenti del testo originale, esempi sono "Le vite dei santi padri" di Domenico Cavalca, i "Fioretti di San Francesco" o la "Cronica" dell'Anonimo Romano.
Documento del volgare romano nel Medioevo, nella fase anteriore alla sua toscanizzazione.
-la produzione di opere scritte in fiorentino dalle Tre Corone
-i rapporti mercantili che la società fiorentina intrecciava con il resto d'Italia
-la posizione mediana occupata dal fiorentino tra le parlate italiane
-la vicinanza del fiorentino al latino
Dante potè incementare il patrimonio linguistico dell'italiano, restituendo ai lettori la sensazione di una lingua matura e completa, ricca di forme quanto il latino.
Dante, per la presenza di latinismi, si ispira alla letteratura classica, alle Sacre Scritture, alla filosofia tomistica e alla scienza medievale.
Una tendenza alla polimorfia della lingua italiana.
Petrarca, Codice Vaticano latino 3196, e Boccaccio, Codice Hamilton 90.
Come un albero, simile a quello genelogico, che chiarisce i rapporti di derivazione o appartenenza dei manoscritti, detti testimoni.
Oltre l'albero è presente un apparato, in cui sono indicate la varianti del testo che l'editore stesso ha respinto, mostrando come un testo è stato trasmesso da un codice o un gruppo di essi.
Famiglia
Una riduzione del numero dei codici da confrontare per la creazione di un'eddizione critica della "Divina Commedia".
La sua selettività, che lo porta ad esclude molte parole inadatte al genere lirico.
Inoltre, a lui si deve la conquista di una raffinata eleganza e di un'eccezionale musicalità.
-unione dei nomi con i possessivi, preposizioni, articoli, e in alcuni casi aggettivi
-manca l'apostrofo, che verrà introdotto nel Cinquecento
-il sistema di interpunzione si riduce a pochi elementi: punto, sbarra obliqua, punto esclamativo
-presenza di latinismi grafici, come le "h" etimologiche e il nesso -tj-
-presenza di segni di abbreviazione come il tratto di penna sulla vocale a segnalare una consonante nasale.
La testimonianza che il latino è ancora la più comoda lingua di servizio, mentre in volgare sono i versi raffinati
Nelle novelle di Boccaccio ricorrono varie situazioni narrative in contesti sociali diversi; qua e là compaiono voci che introducono elementi diversi dal fiorentino (veneziano di monna Lisetta e Chichibio, senese di Tingoccio e Fortarrigo, tosccano rustico nella novella del prete Valurgo e di madnna Belcolore).
Il gioco linguistico sostiene la rla, come nelle prediche di frate Cipolla.
-gli a capo sono quelli del manoscritto
-i caratteri evidenziati con il fondino più scuro sono ripassati sopra la scrittura originale dell'autore, ormai quasi illeggibile
-i caratteri in corsivo segnalano le abbreviaioni sciolte dall'editore
-le maiuscole e minuscole sono quelle del manoscritto
-non sono presenti accenti e apostrofi
-sono state separate le parole
-sono state distinte le "u" dalle "v"
-non è stata introdotta la punteggiatura moderna, ma abbiamo un trattino a forma di virgoletta girata verso l'alto
-grafia moderna è la sostituzione del nesso latineggiante con -ct-, trascrizione della "e" davanti a vocale identica ("e ecco"), "ad" seguita da consonante ("ad occhi"), sono state eliminate le "y" etimologiche presenti nei nomi propri.
-assimilazione di "nd" in "nn"
-dittongamenti metafonetici
-conservazione delle "i" laina semiconsonante a inzio parola in "ia"
-palatalizzazione della "l" preconsonantica
-raddoppiamento fonosintattico ("se.lla")