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Nell'ambiente della Magna curia di Federico II di Svevia, con centro la corte di Sicilia.
La francese in lingua d'oil e la provenzale in lingua d'oc
Il Libro siciliano, testimoniato da Giovanni Maria Barbieri
Fra il 1234-1235, un ignoto amanuense, di origine tedesca o dell'Italia settentrionale, trascrisse in un foglio, in calce ad un documento giuridico emandata Enrico VIII, le primequattro stanze della canzone "Risplendiente" di Giacomo Pugliesi: testimonianza più antica di lirica siciliana, coeva alla produzione originaria della Magna curia, ma con la sovrapposizione di una patina settentrionale.
-Canzoniere Vaticano latino 3793
-Laurenziano Rediano 9
-Palatino 418
Con la morte di Federico II di Svevia, nel 1250, venne meno la poesia siciliana e la sua eredità passò ai poeti siculo-toscani e agli stilnovisti.
Con la raccolta delle laude religiose in appositi laudari, utilizzati dalle confraternite con preghiere cantate, la poesia laudistica divenne uno dei canali di diffusione del volgare in area settentrionale.
Centri di maggiore importanza dopo il declino della Scuola siciliana sono Pisa, Toscana e Arezzo, aree di diffusione della poesia siculo-toscana (una letteratura moraleggiante in versi).
Nel "Convivio" il volgare è celebrato come un "sole nuovo" destinato a splendere al posto del latino per un popolo che non è in grado di comprenderlo. Inoltre, nell'opera, scriita in volgare, il latino è reputato superiore in quanto lingua d'arte.
Nel "De vulgari eloquentia", primo trattato sulla lingua e sulla poesia volgare, la superiorità del volgare viene riconosciuta in nome della sua naturalezza, mentre la letterarietà del latino è stimolo per la regolamentazione di essa.
Il "De vulgari eloquentia" di Dante rimase sconosciuto fino al Cinquecento, quando fu riscoperto dal vicentino Trissino e pubblicato in traduzione italiana.
Intento di Dante è definire i caratteri del volgare letterario alla ricerca di una lingua definita "aulica, curiale, cardinale e illustre". Dante è alla ricerca di una lingua ideale, illustre, priva di tratti popolari e locali, selezionata e formalizzata ad un livello alto.
Il "Novellino", primo esempio di testo narrativo con intento d'arte.
Il latino è strumento di comunicazione scritta e di cultura; sono in lingua latina i documenti giuridici, amministrativi, contabili, oltre a scritture filosofiche, religiose, mediche, ecc
Guido Faba
Il volgare pur presente nel latino dell'opera si riduce a ben poca cosa, tema è l'amore, le parole ricordano la poesia cortese (ci si rivolge ad una bellissima donna gentile). La lingua usata è caratterizzata da forti settentrionalismi ed elementi dialettali, si tratta di un volgare illustre nutrito di latinismi, distante dalla comune parlata dialettale del tempo (prevalenza delle vocali finali, che nella parlata dialettale settentrionale sarebbero cadute dando luogo ad espressioni come "paradis", "amor").
Un'opera in cui entra la lingua volgare di Guido Faba; si tratta di modelli di discorsi e lettere realistici e adattati alla vita pratica, ma anche giochi retorici (contrasto tra il Carnevale e la Quaresima personificati).
Scrive alcuni contrasti plurilinguisti caratterizzati da un notevole sperimentaaismo:
-Contrasto del 1194, in cui è messo in scena un giullare che fa profferte d'amore ad una donna, la quale risponde in un genovese intriso di provenzalismi e italianismi
-Discorso plurilingue nel quale adopera cinque idiomi diversi una strofa per ciascuno e la strofa finale, in cui sono tutti riuniti (provenzale, italiano, francese, guascone, galego-portoghese).
Codici medievali scritti da copisti toscali, i quali intervennero sulla forma linguistica della poesia con una vera e propria opera di traduzione, eliminando i tratti siciliani.
Nella Biblioteca Apostolica Vaticana
Una parte comprendente solo canzoni (137) e una sonetti (670)
L'evoluzione della lirica volgare italiana della Scuola siciliana, attraverso i poeti siculo-toscano, fino a Dante.
"(Proto)mercantesca, cioè in uso nell'ambiente della borghesia mercantile finanziaria fiorentina.
Presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze
Soprattutto le opere di Guittone D'Arezzo e solo secondariamente altri autori: su 434 testi lirici, 232 sono di Guittone.
Il meno esteso tra i canzonieri che costituiscono il patrimonio della poesia volgare del XIII secolo; può essere considerato prodotto di lusso e tributo a Guittone.
Il "Cantico di frate sole" di san Francesco, 1223-24.
Rispetto al latino, l'influenza del francese risulta minore, anche se esso fu utilizzato da alcuni scriventi italiani.
Una sostanziale varietà di esso.
Bologna, con autori come Guido Faba
L'autore utilizza tratti settentrionali e locali, ma allo stesso tempo mira ad un risultato alto di prosa formalmente elaborata; lo scrittore si è sforzato di staccarsi dalla parlata strettamente locale, servendosi del latino.
-il dittongo "ae" era reso "e", con abbanddono della pronuncia classica nella quale le vocai erano due e distinte
-la presenza di volgarismi come "Tuscani", invece del classico "Tusci"
-il cursus, elemento ritmico tipico della prosa medievale.
Dante sembra sostenere che i sardi abbiano carpito la loro lingua dall'imitazione del latino, notando una somiglianza tra le due lingue (sardo e latino).
Le citazioni di Dante dei poeti siciliani vengono da celebri componimenti di Guido delle Colonne, modello linguistico che l'autore trecentesco riteneva migliore
Dante sposta il discorso dalla poesia alla politica, con un modo di sdegno nei confronti dei principi italiani del suo tempo, indegni del paragone con i gloriosi Federico II e Manfredi. Per la polemica l'autore fa uso della fidura retorica del sarcasmo, oltre di termini latini che non sono della tradizione lassica, ma il cosiddetto latino "moderno" al tempo di Dante.