Le lingue europee di cultura a detenere un solido prestigio erano poche, e in testa a tutte c'era il francese.
L'italiano era abbastanza conosciuto anche all'estero, a Parigi è lingua da salotto e per le dame.
Una presunta virtù strutturale connaturata a questa lingua, la quale avrebbe avuto come connotati la chiarezza, la logica, la cappcità della comunicazione razionale, in contrapposizione all'italiano, lingua dalle inversioni sintattiche illogiche.
Periodico di grande rilievo culturale pubblicato tra il 1764 e il 1766
Alessandro Verri compone un pamphlet dal tono sarcastico, nel quale non solo veniva respinta l'autorità della lingua toscana e dell'Accademia di Firenze, ma anche messo da parte ogni ideale di ricerca stilistica.
Egli denuniava lo spazio eccessivo occupato dalle questioni retorico-formali a danno del concreto progresso culturale.
L'opera si apre con una serie di enunciati teorici sulla lingua, inoltre si affronta una polemica antipuristica che, nella terza parte, si orienta verso obiettivi pratici, cioè la via verso una normativa illuminata, da contrappore a quella rigida della Crusca.
Cesarotti riflette sulla distinzione tra lingua scritta e orale, sul genio della lingua, l'introduzione di forestierismi.
-la lingua scritta ha maggiore dignità, in quanto momento di riflessione e strumento con il quale operano i dotti.
-la lngua non dipendde dal popolo, ma nemmeno dagli scrittori
-la lingua non può essere fissata nei modelli di un certo secolo
-la lingua non dipende dai grammatici
Il genio della lingua si divide in:
1. genio retorico
2. genio grammaticale
Il lessico dipende dal genio retorico, che riguarda l'espressività, dove tutto è alterabile; invece, il genio grammaticale rappresenta ciò che non può mutare in relazione al tempo e al progresso.
Cesarotti propoe di istituire un "Consiglio nazionale della lingua", o "Consiglio italico", la cui sede sarebbe dovuta essere Firenze
Si sarebbe occupato di studi etimologici e filologico-linguistici, avrebbe rinnovato i caratteri lessicografici, dedicando attenzione alla terminologia teccnic delle arti, dei mestieri e delle scienze.
Avrebbe compilato un vocabolario in due forme, una ampia e una ridotta.
Inoltre, avrebbe dovuto avviare una serie di traduzioni di autori stranieri.
Vengono condannati i modelli formali tradizionali, dominati dalla smania retorica per la sovrabbondanza.
Nell settimo paragrfo viene esposto un ideale linguistico che avversa l'uso dell'affettato della lingua nazionale, la polemica è rivolta contr la Crusca e il toscanismo.
Fingere di prendere le parti della Crusca contro le tesi di Verri, si tratta di un testo comico e parodico.
Verri prende posizione contro il formalismo cruscante dei fiorentini e abbravvia la causa dei libertini, cioè antifioentisti e anticruscanti che assumevano un attegiamento diisnvolto nei confronti delle regole grammaticali.
Si cominciò a pensare cche anche la conoscenza della lingua italiana dovesse entrare nel bagaglio di cui ogni uomo è provvisto.
Si insisteva contro l'abuso del latino e la necessità di una cultura maggiormente legata alle esigenze dei cmmerci e delle attività pratiche per i giovani delle classi medie popolari.
Alla fine del XVIII secolo furono avviate riforme nella scuola del Lombardo-Veneto, grazie alla politica scolastica di Maria Teresa d'Austria.
Fu ideato a Berlino e giunse poi in Italia attraverso l'Austria, un nuovo metodo didattico detto “normale”, in cui per la prima volta prendeva forma l'unità della classe concepita in maniera moderna come un gruppo a cui venivano impartiti insegnamenti in vista di obiettivi didattici unitari.
Nelle situazioni familiari, nelle conversazioni informali e confidenzali aveva largo spazio il dialetto.
La lingua italiana si prestava poco ancora alla conversazione naturale, perchè era scritt ma poco parlata.
Si sviluppa lo stereotipo dell'italiano come lingua della dolcezza, del canto, della poesia, mentre il francese è simbolo della razionalità e della chiarezza.
Si trovano in Goldoni accenni al problema della lingua: non esistendo in Italia una vera e propria lingua comune di conversazione, un autore tetrale che volesse emularla senza imparare il toscano vivo, era costretti a ricorrere al dialetto, oppure impegnare una lingua mista in cui entravano elementi diversi, come dialettismi, francesismi, modi colloquiali, ecc
Goldoni in questo dialogo mostra di ssere consapevole della difficoltà comunicativa che realmente affligge gli italiani del suo tempo e ne trae occasione di divertiemnto, unendo il difetto di pronuncia di Gasparina agli elementi regionali usati a fine comico.
Corrente letteraria che si ispira sul modello petrarchesco, intesa a liberarsi dagli eccessi della poesia barocca e dal gusto per l'anormale e lo straordinario.
Caratteristico è l'impiego della toponomastica e onomastica classica, della morfologia con relativo largo uso di latinisi earcaismi, testimonianza di un adesione al passato.
Si riconoscono arcaismi e latinisi, in una sintassi che è ben dversa dall'armonica struttura classicistica ricca di equilibrio e cara alla tradizione italiana boccacciana e bembiana.
Inizia il suo diario in francese, nel 1774-5, poi, dopo un lungo silenzio, nel 1777, scriverà in italiano.
Non perde occasione per parlare male del francese e per descrivere il faticoso apprendimento del toscano classico.
Nelle tragedie lo stile si caratterizza per un volontario allontanamento dalla normalità ordinaria e dal cantabile, ottenuto attraverso la trasposizione sintattica e la spezzatura delle frasi.
Inoltre, nella "Vita" alferiana, l'autore descrive il cammino veros la lingua toscana di un giovane aristocratico piemontese.
Si battono contro tutte le forme di passatismo e di fiorentinismo, in particolare avveri alla Crusca, simbolo di questa posizione conservatrice.
La parola doevva essere strumento di servizio delle idee.
Il testo si presenta diviso in brevi paragrafi numerati, secondo un criterio non raro nella saggistica del Settecento di ispirazione illuminista.
L'adozione di una sintassi smplice e agile è ispirata al modello francese.
L'autore fa appello alla libertà espressiva, all'importanza dei contenuti, la facoltà di introdurre forestierismi nel lessico.
Si vede l'inizio con formule ironicamente burocratiche, a partire dal cum sit latino.
L'intervento contro l'uso del "lei" come allocutivo di rispetto nell'articolo "Il Tu, Voi e Lei".
Un "linguaggio mercantile" e "itinerante", usato da coloro i quali erano abituati a muoversi nelle varie regioni italiane e osserva che l'uso di una lingua non dialettale nella propria patria avrebbe rischiato di creare problemi di comprensione.
Descrive i caratteri del cosiddetto "parlar finito", la lingua ritenuta elegante che consisteva nell'usare le parole ch si supponevano italiane e nell'aggiungere finali italiane alle paroleialettali terminanti per consonante.