Un movimento letterario, caratterizzato dall'intolleranza verso l'innovazione e da una marcata esterofobia, determinante un forte antimodernismo e il culto dell'epoca d'oro della lingua italiana, il Trecento.
Il padre Antonio Cesari
"Dissertazione sopra lo stato presente nella lingua italiana" di Antonio Cesari
Il canone della perfezione linguistica venne esteso al di là delle opere degli autori, minimi o massimi che furono, si apprezzarono anche le scrittre quotidiane, le note contabili, i libri dei mercanti fiorentini, oltre alle opere di autori letterari.
-Basilio Puoti, fondatore di una scuola privata e libera, dedicata all'insegnamento della lingua italiana intesa in base a una concezione puristica meno rigida di quella del Cesari e disponibile verso gli autori del Cinquecento.
-Carlo Potta fu solidale con il Cesari, importante è l'opera "Storia della guerra del'Indipendenza degli Stati Uniti d'America" in cui la lingua piena di arcaismi cozza con il contenuto moderno.
-Luigi Angiolini, animato da atteggiamenti politici libertani e tribuno della Repubblica Romana nel 1798-99.
Il manzoniano e il classicismo
La serie dei vlumi intitolati "Proposte di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolaro della Crusca" uscite dal 1817 al 1824.
Gran parte era costituita dalla ricerca di errori compiuti dai vocabolari fiorentini, per la loro scarsa preparazione filologica.
Un inedito, scritto da Stendhal, intitolato "Des periers della langue italienne", ispirato alle teorie tardo-illuministe e sensiste.
Egli condannava con forza il Purismo e metteva a fuoco molto bene la particolare situzioni linguistica del nostro paese, caratterizzato dalla vitalità dei dialetti e dall'artificiosità della lingua letteraria.
La situazione linguistica dell'italiano, inteso da molti, come Stendhal, lingua morta.
Alcune delle teorie manzoniane sulla lingua si ritrovano in una serie di carte private che non arrivarono mai alla forma di un saggio organico e definitivo, che nel 1974 soo state pubblicate nelle cinque redazioni del trattato "Della lingua italiana", su cui Manzoni lavorò per circa trent'anni.
Manzoni iniziò ad occuparsi del problema della prosa italiana fin dal 1821, durante la redazione del "Fermo e Lucia".
La seconda fase corrisponde alla stesura dei "Promessi Sposi", per la prima edizione del 1825-27, detta "ventisettana".
L'esito del travaglio linguistico si ebbe nel 184042 con la pubblicazione della nuova edizione linguistica dei "Promessi Sposi", detta "quarantana".
Manzoni cercava di raggiungere uno stile duttile e moderno, mediante il ricorso a vari elementi, utilizzando il linguaggio moderno mediante il ricorso a vari elementi, utilizzando il linguaggio lettrario senza vincoli alla maniera purista, ma accettando forestierismi e milanesismi.
Una lingua d'uso reso scorrevole, purifcata dai latinisi, dialettismi ed espressioni letterarie di sapore arcaico; il fiorentino dell'uso colto, senza alcun eccesso di affettazione locale.
Verso una lingua genericamente toscana, ma ottenuta per via libresca, attraverso vocabolari e spogli lessicali, secondo un metodo documentato dalle postile apposte alla sua copia del Vocaboalrio della Crusca, nell'edizione veronese della Crusca.
Tali postille dimostrano il fastidio dell'autore che anche dopo aver consultato i tetsi e vocabolari, non è in grado di raggiungere con certezza l'informazione che cercava, cioè se le forme linguistiche che lo interessavano fosse in uso, oppure fossero ormai obsolete.
Si tratta di una richiesta ufficilae da parte del Ministro della Pubblica istruzione Emilio Broglio, di individuare strategie efficaci per la promozione e la diffusione ell'italiano tra il popolo della nazione.
Nel 1868, egli nominò una commisione con il compito di studiare e proppore metodi per la diffuione della "buona lingua" e procedere all'unità linguistica.
Tale commisione era divisa in due sezioni sotto la presidenza generale di Manzoni, ormai ottantenne.
Mazoni proponeva una politica linguistica messa in atto nelle scuole, la realizzazione di un ocabolario compilato sull'uso vivo a Firenze, la redazone di maneggevoli dizionari bilingui in cui si fornissero ai parlanti dei vari dialetti l corrispetto toscano dei loro vocaboli, l'obbligo di esporre insegne pubblichee avvisi cittadini in fiorentino, inoltre raccomandava agli scienziati di provvedere ad una nomenclatura italiana uniforme per il lessico scientifico di maggiore diffusione.
Manzoni propose un metodo di unificazione linguistica ricchiamandosi agli esmepi del francese e latino che, prima di essere palati dall'intera nazione francese e dell'Impero romano, erano semplicemente gli idiomi di due grandi città, Roma e Parigi.
Ma la soluzione manzoniana aveva un punto debole: l'Italia era destinata ad avere una capitale linguistica, Firenze, diversa che presto sarebbe diventata quella politica, Roma.
-"Crusca veronese" di Antonio Cesari, 1806-1811: egli aveva proposto un'edizione arricchita del Vocabolaro della Crusca, con una serie di aggiunte allo scopo di esplorare più profondamente il repertrio della lingua antica, ripescata anche tra gli autori minimi semicolti trecenteschi.
-Tra il 1833-42 venne pubblicato il "Vocabolario della lingua italiana" di Giuseppe Manuzzi, anch'esso partendo da una revisione della Crusca.
-Tra il 1828-40 si stampò il "Vocabolario universale italiano", la cui base era ancora la Crusca; l'opera è caratterizzata da untaglio enciclopedico e dedicava particolare attenzione alle voci tecniche d scienze, lettere, arti e mestieri. Inotre, a differenza dei vocabolari precedenti che pressuponevano una conoscenza di base del lettore, questo riporta una precisa classificazione e definizione botanica e zoologica.
-Il dizionario Niccolò-Tommaseo, i cui punti di forza sono la grande quantità di lemmi, la struttura delle voci, che segue l'ordine delle parole a partire dal significato comune e universale, ordinando gerarchicamente gli eventuali significati diversi di una parola, individuati da numeri progressivi e priivlegiando l'uso moderno.
-Il Giorgini-Broglio, caratterizzato dalla profonda carica innovativa: determina in primo luogo l'ordinamento sincronico volto a raccolgiere una lingua viva, con esempi tratti dall'uso, non da attestazione di sccrittori e testi canonici.
L'Unità politica, nel 1861, non determinò un'unità linguistica e culturale, anzi ancora mancava una lingua comune della conversazione.
De Mauro riscontro che l'80% della popolazione del Regno d'Italia era analfabeta, mentre il 20% sapeva usare l'italiana, ma non possedeva una grande padronanza base della lingua.
Egli propone che, per raggiungere una padronanza accettabile della lingua, fosse necessaria la frequenza della scuola superiore post-elementare.
Arrigo Castellani pone la questione di una fascia geografica mediana, in corrispondenza delle Marche, l'Umbria e il Lazio, la cui parlata locale è tale da ritenere che anche un grado di istruzione elementare fosse sufficiente per una buona padronanza della lingua italiana.
Inoltre, rivendica la forza d'identità tra toscano parlato e lingua italiana, considerando tutto il popolo toscano calcolabile tra gli italofoni, indipendentemente dal grado di istruzione.
Con la formazione dell'Italia unita per la prima volta la scuola elementare divenne obbligatoria e gratuita, secondo l'ordinamento previsto dalla legge Casati del 1859.
La legge Coppino del 1867 rese effettivo l'obbligo di frequenza, alemno per il primo biennio, punendo gli inadempienti.
Erano presenti insegnanti puristi, manzoniani e classicisti, i quali proponevano modelli diversi di italiano.
A Napoli era viva la lezione del Puoti, mentre i manzoniani erano concordi ad una decisiva apertura verso il toscano vivo, cercando di ottenere uno svecchiamento delle letture scolastiche.
Tra coloro che si occuparono di scuola, importante è Giosuè Craducci, risolutamente avverso a ogni atteggiamento manzoniano filofiorentino e d'altra parte non per nulla concorde con le poszioni retogrde dei cultori del Trecento.
Egli diede il suo parere su programmi e libri scolastici progettando un percorso diverso da quello dei puristi e da quello dei manzoniani in un percorso basato su un sentimento classico della lingua italiana.
1.azione unificante della burocrazia e dell'esercito
2.azione della stampa periodica e quotidiana
3.effetti dei fenomeni demogratici, quali l'emigrazione
4.aggregazione attorno a poli urbani, dovuta alla moderna industrializzazione
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