All'inizio del Quattrocento si sviluppa l'Umanesimo latino, con il quale si denota una crisi del volgare, screditato agli occhi della maggior parte dei dotti.
Il latino era preferito in quanto lingua nobile, l'unica capace di garantire l'iimortalità letteraria, emntre l'uso del volgare era accettato solo nelle scritture pratiche e d'affare, mai nella sccrittura d'arte.
Umanesimo latino e volgare
1. Secondo Biondo Flavio al tempo di Roma si parlava una sola lingua in laino e questa lingua si è corotta per ua causa esterna, cioè la venuta dei popoli barbari, e ciò porto alla nascta del latino
2. Secondo Leonardo Bruni al tempo di Roma non si parlava un latino omogeneo, ma ci sarebbero stati due livelli diversi di lingua, uno alto e letterario, da ricollegare al latino, e uno basso e ppopolare da cui sarebbe nato l'italiano.
Leon Battisti Alberti, Lorenzo il Magnifico e la corte dei Medici.
Leon Battisti Alberti
Il Certame coronario, una gara poetica in volgare sul tema dell'amicizia.
Cristoforo Landino, Angelo Poliziano
Una forte promozione della lingua toscana (nel proemio al "Comento", 1482-84, prospettò un memorabile sviluppo futuro del fiorentino)
La lingua si caratterizza per il ricco lessico realistico, la fraseologia idiomatica, i giochi di parole e i neologismi lessicali, oltre all'utilizzo di uno stile nuovo e scherzoso, con un impasto comico-espressionistico.
La prosa è meno uniforme rispetto alla poesia, anche in relazione alla maggiore quantità di impiego della lingua volgare.
Nei testi privati, pratici e cancellereschi, la compresenza del latino e volgare è molto frequente.
In una lettera accade spesso che siano in latino l'inizio e la fine, oltre alla presenza comune di latinismi grafici e lessicali.
Le scriptae nel Quattrocento tendono al conguaglio, evolvendo verso forme di coinè
La coinè quattrocentesca consiste in una lingua sritta che mira all'eliminazione dei tratti locali, accogliendo per intero latinismi e appoggiandosi al toscano.
La letteratura religiosa contribuì alla circolazione di modelli linguistici toscani o centrali tra il popolo anche in regioni diverse dalla Toscana o dall'Italia mediana.
-diminuzione del prezzo dei libri
-aumento delle tirature
-notevole divulgazione
-evoluzione della lingua
-regolamentazione della scrittura
I primi tipografi attivi in Italia furono tedeschi, ma non mancarono artigiani nostrani attivi, soprattutto, a Venezia.
Centri minori furono, invece, Roma, Firenze, Milano e Bologna.
Inizialmente prende a modello il libro manoscritto, imitandolo nella froma; successivamente si distaccò da esso e introdusse nuovi elementi, come il frontespizio, collocato alla fine nel "colophon".
Tipo di scrittura letteraria con intento comico, in cui latino e volgare entrano in simbiosi.
Il termine "macaronico" designa, quindi, un linguaggio comico nato come divertimento nell'ambiente universitario padovano, alla fine del Quattrocento; il nome stesso deriva da un cibo, il "maccarone", un tipo di gnocco.
Il linguaggio è caratterizzato dalla latinizzazione parodica di parole volgari, oppure dalla deformazione dialettale di parole latine, oltre all'utilizzo di parole presenti in entrambe le lingue con significati diversi, usate con quello volgare.
La componenete dialettale è bassa e plebea, usata per il materiale lesicale, quellalatina è invece aulica e fornisce la struttura grammaticale e metrica (esametro virgiliano).
I temi sono goliardici, si hanno efetti di comicità in contesti di vita quotidiana umile o in scene di sapore popolare, nelle quali vengono calate citazioni di autori classici, o vengono introdotti paragoni tra elementi incommensirabili, oppure quando entrano in gioco elementi grotteschi, osceni.
Tipo di scrittura in cui latino e volgare entrano in simbiosi, ma non con intento comico, bensì con lo scopo artistico di ottenere uno stile elevato, una lingua nobile e preziosa
L'inziiatore del genere macaronico fu Tifi Odasi, autore di una "Macaronea", ma interessante è anche il poema "Baldus" di Teofilo Folengo.
Verso la seconda metà del Trecento, quando iniziarono a circolare fuori dalla Toscana i capolavori delleTre Corone.
Le biblioteche, in particolare in Piemonte, Pavia e Milano.
Nelle biblioteche di studio, di taglio umanistico, trovano spazio opere esclusivamente latine e destinate ad un pubblico ideale, di rango signorile, bilingue o trilingue.
Lo scarto tra scrittura pratica e letteraria è evidente nel caso di Boiardo.
Le sue lettere private risultano in un livello di formalizzazionee toscanizzazione molto minore rispetto alle opere letterarie.
Nelle lettere troviamo tratti genericamente settentrionali, ma non mancano toscanismi di matrice letteraria ("il" invece di "el"), inoltre caratteristica è la presenza di latinismi.
La toscanizzazione è più forte negli "Amorum libri", ispetto all'emiliano illustre dell'"Orlando innamorato".
La lettera del 1463 in cui Ferdinando d'Aragona, re di Napoli, raccomanda uno dei suoi figli di proseguire gli studi e di far aver al pi presto possibile al celebre letetrato Antonio da Bologna, il "Panormita", il compenso per il suo lavoro da precettore.
Da notare è l'influenza del latino:
-il destinatario è indicato in latino con il titolo "dux"
-in latino è l'aperta e la chiusura della lettera
-conservazione delle "h" etimologiche, de nessi -ct- e -tj- e della consonante x.
Nel Rinascimento la tesi più accreditata fu quella di Biondo Flavio.
Come l'esistenza di due lingue distinte, una identificabile nel latino classico, alto e raffinato, l'altra nell'italiano, basso e senza dignità culturale.
Egli elaborà un programa di promozione della nuova lingua, iniziando il movimento definibile come Umansimo volgare.
Alberti era convinto che bisognasse imitare i latini prima di tutto nel fatto che avessero scritto in una lingua universamente compresa e di uso generale, e come il altino classico, anche il volgare aveva il merito di essere lingua di tutti.
Occorreva quindi mirare ad una sua pormozione a livello alto da affidare ai dotti.
-La forte incidenza di latinismi, soprattutto a livello sintattico, oltre che lessicale e fonetico, evitando ogni eccesso pedantesco.
La "Grammatice della lingua italiana", o "Grammatichetta Vaticana" dell'Alberti, fu scritta nel 1448 ed è conservata nella Biblioteca Vaticana.
L'autore vuole dimostrare che anche il volagre ha una sua struttura grammaticale ordinata, come il latino, rifacnedosi proprio alle categorie del latino per la realizzazione dell'opera.
Nelle sue annotazioni prende a modello la struttura e la nomenclatura delle grammatiche latine (molti tecnicismi sono prime attestazioni per l'italiano, anche nella distinzione tra i generi "masculino" e "feminino").
Inoltre, altra caratteristica della grammatica dell'Alberti è l'attenzione prestata all'uso toscano del suo tempo, verificabile in alcune indicazioni morfologiche
Francesco Fortunio nel 1516.
Nel 1492 era uscita la prima grammatica del castigliano ad opera di Antonio de Nebrija
Negò la naturale inferiorità del volgare rsspetto al latino e invitò i concittadini di Firenze di darsi da fare per ottenere il principato della lingua.
Importante è il suo commento a Dante e l'impegnativa traduzione in volgare della "Nauralis historia" di Plinio.
Landino dimostrava che la lingua toscana era ormai matura per trattare qualcunque argomento e a suo parere poteva arricchirsi con l'apporto della lingua greca e latina, quindi le traduzioni dalle lingue classiche al volgare erano un improante esercizio.
Il volgare viene assunto come soggetto di un esercizio letterario colto, in un ambiente d'elite e da parte di autori che sarebbero in grado di comprendere le bellezze della letteratura classica, ma scelgono volontariamente di dedicarsi all'adozione di modi e forme della lingua popolare.
-toscano comico, realistico e popolare (la "Nencia da Barberino" di Lorenzo il Magnifico)
-il cantare cavalleresco (il "Morgante" di Pulci).
Da Luigi Pulci su richiesta di Lucreazia Tornabuoni, madre di Lorenzo il magnifico, tra il 1461 e il 1481.
Egli costituisce un altro esempio di lingua e stile all'interno della corte Medicea, con la produzione in particolare delle "Stanze per la giostra", incompiuto poemetto in ottave che intendeva celebrare una giostra vinta da Giuliano de' Medici.
"L'Arcadia" è un romanzo pastorale misto di prose e versi, composto da Sannazzaro.
Dopo la prima stesura ne 1484-86, l'autore sottopose l'opera ad un processo di revisione linguistica, adottando il modello toscano petrarchesco per la poesia e boccacciano per la prosa, acnor prima della regolamentazione di Bembo.
In alcuni casi era molto vicino al dialetto locale illustre, come nel predicatore della seconda metà del secolo Berdardino da Feltre, nel cui linguaggio troviamo una miscela di latno e volgare.
Con altri predicatori, come Bernardino da Siena, la lingua toscana esercita maggiore prestigio, con frequenti esempi tratti dalla vita quotidiana.
Invece, Savanarola, non toscano, dovette esercitare la sua missione parlando al popolo di Firenze, quidni fu cotretto ad una sorta di toscanizzazione.
Gutenberg, che stampo la Bibbia in latino, In Germania, nel 1456.
Si fa riferimento ad un'edizione dei "Fioretti di san Francesco" pubblicato a Roma nel 1469, ma si deve anche tener presente di un libro di preghiere, il "Parson fragment", del 1462.
Si parte da un volagrenobile e si cerca di arrivare il più vicino possibile al latino, il quale si ispira a modelli diversi della latinità aurea, in particolare Plinio e Apuleio.
Si tratta di un esperimento di lingua artificale creata con la sovrapposizione e fusione del volgare letterario e il latino.
Il latinismo riccore in maniera vistosa, fittissimi sono i latinismi grafici, comuni ai testi volagri del secolo e alla posa cancelleresca.
L'"Hypnerotomachia" di Francesco Colonna, nella splendida edizione figurata stampata da Aldo Manuzio nel 1499.
In essa ricorrono segni di abbreviazione, il trattino sopra una vocale ad indicare una consonante nasale, la punteggiatura non era anocra stata stabilita, compaiono virgola e punto, manca l'apostrofo.
Lo svolgersi della trama è rallentata da lunghe descrizioni, inoltre il volgare combinato al latino è il toscano letterario boccaccesco con patina settentrionale illustre.