Alla famiglia indoeuropea
In Europa e in alcune zone dell'Asia meridionale
Il ceppo romanzo, germanico e slavo
Le lingue ugro-finniche, il turco, il bosco e il maltese
Le lingue romanze, o neolatine, sono quelle derivanti dal latino, come l'italiano e i suoi dialetti, il portoghese, il gallego, lo spagnolo, il catalano, il francese provenzale, il rumeno e il dalmatico.
Dalla quantità dei parlanti, dalla sua storia, dal patrimonio culturale, dalla forza economica e produttiva della nazione che la parla.
L'italiano oggi è parlato in tutto il territorio della Repubblica italiana, nello Stato del Vaticano, nella Repubblica di San Marino, in alcuni Cantoni della Svizzera, in Slovenia e Croazia, nel Nizzardo e nel Principato di Monaco, a Malta
I tedescofoni in Alto Adige e i francofoni in Valle d'Aosta.
Le minoranze linguistiche
Il francese in Valle d'Aosta, il tedesco in provincia di Bolzano e lo sloveno nele province di Trieste e Gorizia.
Albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene, croate, francesi, franco-provenzali, fiuliane, ladine, occitane e sarde
Tedeschi, greci, albanesi e slavi
In genere, il dialetto ha corso in un'area ristretta, ha un minore prestigio sociale ed è simbolo dell'identità locale, inoltre non ha sempre una tradizione scritta.
La lingua è maggiormente diffusa, unfiica un territorio più ampio, è simbolo dell'identità nazionale, ha superiore dignità culturale, è strumento della classe dominante e degli organi governativi e amministrativi, inoltre è insegnata a scuola ed è codificata con precise norme grammaticali.
Graziadio Isaia Ascoli, nel 1885
La settentrionale, la centrale e la meridionale
Una linea che su carta geografica segna i confini di un'area linguisticamente uniforme rispetto a uno o più fenomeni dati.
La linea La Spezia-Rimini che separa i dialetti centro-meridionali da quelli settentrionali e la linea Roma-Ancora che distingue i dialetti centrali da quelli meridionali.
-lo scempiamento delle consonanti geminate
-la caduta delle vocali finali, tranne la "a" che resiste
-la contrazione delle sillabe atone
-la presenza delle vocali turbate "u" e "o" "alla francese"
-la sonorizzazione delle consonanti -t-, -c- e -p- quando si trovano in posizione intervocalica, oppure la loro sparizione per ulteriore indebolimento
-non presentano vocali turbate
-le parole conservano le vocali finali, tranne dopo "n" e "r".
-sostituzione della prima persona plurale del verbo all'indicativo presente con il costrutto "si" + terza persona singolare del verbo
-spirantizzazione delle occlusive sorde intervocaliche (la gorgia)
-assimilazione del nesso "nd" in "nn" e "mb" in "mm".
-suffissi in -aro
-desinenze in -amo, -emo e -imo nella prima persona plurale dell'indicativo presente
-il fenomeno della metafonesi
-la sonorizzazione delle consonanti sorde in posizione post-nasale
-l'uso di "tenere" e "avere"
-l'uso del possessivo in posizione enclitica
Il passaggio dal dialetto all'italiano da parte di un medesimo parlante
Nel primo caso l'autore sceglie il dialetto perchè è la sua lingua naturale, mentre nel secondo caso egli potrebbe usare la lingua italiana letteraria, perchè rientra nel suo orizzonte linguistico, ma sceglie volontariamente di usare il dialetto per ragioni stilistiche, idiologiche o espressive.
Il romano Giuseppe Gioachino Belli e il milanese Carlo Porta
Varietà di italiano dipendente dalla distribuzione geografica e dall'influenza esercitata dai dialetti locali, dove con "regionale" non si intende la regione amministrativa, ma genericamente l'area linguistica che in parte coincide con quella politica.
A livello di pronuncia, o prosodia, cioè l'accento.
La settentrionale, la toscana, la romana, la meridionale e la sarda.
Parole che designano la stessa cosa con nomi diversi nelle diverse zone della Penisola, i quali differiscono principalmente nel campo culinario e alimentare, nelle designazioni botaniche e ortofruttifere, nelle specialità della cucina regionale e negli utensili della casa.
Nell'Ottocento con lo sviluppo delle scienze folkloriche e della dialettologia scientifica.
Negli anni Settanta viene definito come "la parlata degli incolti di aspirazione sopradialettale e unitaria", o "il tipo di italiano imperfettamente acquisito da chi ha per madrelingua il dialetto".
Petrucci ha scoperto e illustrato un quaderno di conti di una pizzicarola tasteverina della prima metà del Cinquecento, contenente registrazioni autografe dei debitori e creditori della pizzicarola Maddalena.
Una lingua che possiamo definire di tipo neutro, secondo Berruto, cioè non marcato, nel senso che respinge le variazioni dialettali, regionali e corrisponde al tipo codificato dai grammatici in base ai principi normativi largamente riconosciuti.
-"lui, lei, loro" usati come soggetto e in sostituzione di "egli, ella, essi"
-"gli" generalizzato anche con il valore di "le" e "loro"
-diffusone delle forme "sto", "sta"
-tipo ridondante "a me mi"
-costrutti preposizionali con il partitivo, alla maniera francese ("con degli amici...")
-"ci" attualizzante con il verbo avere e altri verbi ("che c'hai?")
-dislocazione a destra o a sinistra, con ripresa del pronome atono
-anacoluti nel parlato
-"che" polivalente, con valore temporale, finale, consecutivo
-"cosa" interrogativo al posto di "che cosa"
-imperfetto al posto del congiuntivo e condizionale nel periodo ipotetico dell'irrealità ("se sapevo, venivo")
Il latino
1. latino arcaico, dall'VIII secolo a.C. alla fine deII secolo a.C.
2. latino preclassico, dalla fine del II secolo a.C. alla prima metà del I secolo a.C.
3. latino classico, dalla seconda metà del I secolo a.C. alla morte di Augusto nel 14 d.C
4. latino postclassico, dal 14 d.C alla fine del II secolo d.C.
5. latino tardo, dalla fine del II secolo d.C al VII-VIII secolo d.C.
Completo abbandono della lingua originaria a favore del latino dopo una periodo più o meno lungo di bilinguismo, in quanto rispetto alla lingua originaria il latino gode di maggiore prestigio.
Con "sostrato" si intende una lingua precedente o più antica che influenza e contribuisce allo sviluppo di quella successiva.
Una terza lingua che esercita influenza su due o più lingue in contatto, senza necessariamente essere dominante su di esse.
Una lingua che esercita influenza su un'altra, attraverso un processo di dominio poltico, sociale o culturale.
Molti volgarismi si incontrano nelle iscrizioni murarie graffite o dipinte, nei glossari, nelle testimonianze di scriventi popolari, nelle opere di autori che tentano di riprodurre i tratti tipici della lingua parlata in quella scritta, nella letteratura d'ispirazione cristiana, ne trattati tecnici di architettura e culinaria, famacologia o medicina veterinara, nelle opere di grammatici e insegnanti di latino.
Espressione propria dell'uso o della lingua volgare.
La più famosa testimonianza di latino parlato offerta da grammatici e insegnanti, a opera di un maestro di scuola anonimo del II secolo d.C, cosi chiamata perchè è stata trovata in fondo a un manoscritto che conserva gli scritti di un autore che si suole indicare con lo pseudonimo di "Probo".
Essa è costituita da due serie diverse di parole (227 tot), delle quali la prima si presenta secondo la norma del latino scritto e la seconda nelle forme "errate" pronunciate o scritte dagli scolari.
Il confronto tra le varie lingue romanze per la ricostruzione di una forma non documentata sulla base dei risultati che se ne ricavano.
1. la perdita del potere della classe aristocratica
2. la diffusione del Cristianesimo
3. le invasioni barbariche
Le parole popolari, per una fase di continuità durante il passaggio dal latino all'italiano
Le parole dotte, o latinismi, rientrano nel linguaggio dei colti, vario e raffinato; invece, le parole popolari, o volgarismi, rientrano in linguaggio popolare, meno controllato sul piano grammaticale e sintattico, pieno di espressioni e riferimenti materiali.
Parola latina introdotta artificiosamente in un'altra lingua con scarsa o senza alterazione.
Variante di una parola derivante dalla stessa radice.
-diacronica: legata al tempo
-diatopica: legata allo spazio
-diafasica: legata al livello stilistico, o registro, di una produzione linguistica
-diastratica: legata alla condizione sociale o al livello culturale dei parlanti
-diamesica: legata alla modalità di trasmissione di una lingua scritta o parlata.
Il latino medievale
Di natura giuridica:
-Giuramenti di Starsburgo
-Placito Capuano
-Testimonianze di Travale
Di natura murale e artistica:
-Iscrizione della catacomba romana di Commodilla
-Iscrizione in un affresco della basilica sotteranea di San Clemente
Postille:
-Postilla amiatina
Di natura notabile:
-Carta osimana
-Carta fabrianese
-Carta picena
-Carta pisana
-Dichiarazione di Paxia
Di natura religiosa:
-Formula di confessione umbra
-Sermoni subalpini
-L'Indovinello veronese
-Il Ritmo bellunese
-Un Contrasto e un discorso plurilingue di Rambaldo Vaquerais
-Il Ritmo laurenziano
-Il Ritmo cassinese
-Il Ritmo su Sant'Alessio
-La Carta ravennate
Il Placito Capuano 960
Una duplica formula di giuramento in lingua franco-romanza e germanica:
-il 14 febbraio del 842 i due fratelli Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico si incontrarono a Strasburgo per giurarsi fedeltà reciproca e stingere un patto di alleanza contro Lotario I, il fratello maggiore.
-Carlo, di lingua proto-francese, giurò in alto-tedesco antico, mentre Ludovico di lingua germanica giurò nella lingua romanza del fratello; ciò avvenne affinchè le truppe di entrambi i fratelli potessero comprendere i loro giuramenti.
-Dopodichè i rappresentanti dei due eserciti giurarono nelle rispettive lingue.
I "Giuramenti di Strasburgo " sono contenuti nell'"Historia filiorum Ludovicii Pii" scritta da Nitardo in latino.
Rappresenta il caso più evidente di uso volontario del volgare e la più antica testimonianza scritta di una lingua neolatina
Quattro testimonianze giurate (930-936) sull'appartenenza di certe terre ai monasteri benedettini di Capua, Sessa Aurunca e Teano; rappresentano i primi docuemnti di un volgared'Italia (il campano) scritti in un linguaggio che vuole essere ufficiale e dotto.
Si tratta di un gruppo di quattro pergamene, di cui tre placiti e un "memoratorio", pronunciati nei principati longobardi di Capuae Benevento.
Il primo placito capuano, riguardante una contesa sui cconfini di proprietà tra il monastero di Montecassino e un piccolo feudatario locale, Rodelgrimo d'Aquino:
-con esso, tre tesimoni, dinanzi al giudice Arechisi, deposero a favore dei Benedettini, indicando con un dito i confini del luogo che era stato illecitamente occupato da un contadino dopo la distruzione dell'abbazia nell'883 da parte dei saraceni.
La formula fu inserita nella sessa sentenza, scritta in latino, e ripetuta quattro volte.
Si riscontrano i caratteri di un idioma local, caratterizato dalla forma "kelle" ("quelle"), che ancora sopravvive nei dialetti meridionali; inoltre sono videnti latinismi, come il nesso -ct- in "Sancti Benedicti" e il sintagma "parte Sancti Benedicti", tecnicismo giuridico.
Si è discusso sul "sao" inziale, probabilmente riconducibile al moderno "Saccio", dal latino SAPIO: si è pensato a un influsso settentrionale, oppure un elemento non estraneo anche alle antiche parlate campane, quindi sia meridionale sia settentrionale.
Altri elementi interessanti sono il raddoppiamento fonosintattico in "Sao cco" e la presenza dei pronomi bobe, da VOBIS e tebe, da TIBI.
Un breve testo inciso nella cornice di un affresco nella cripta dei santi Felice e Adautto, all'interno dela basilica delle catacombe di Commodilla, a Roma, Ostiense.
Secondo Sabatini l'indicazione si riferirebbe al mysteria, o orazioni segrete, parte della liturgia medivale dell'inizio del IX secolo, che andavano pronunciate a bassa voce.
Secondo Emilia Calaresu, non si tratta di un'ammonizione al sacerdote, ma bensì al fedele, affinchè non confessi "i segreti", cioè la fede cristiana, "a voce alta", salvo voler finire martirizzato come Adautto.
L'iscrizione è sicuramente successiva alla realizzazione dell'affresco, che si colloca nel VI o VII secolo.
Il termine "post quem" è collocabile nel VI secolo per ragioni storico-artistiche; mentre il termine "ante quem" nel IX secolo per varie motivazioni paleografiche, storico-liturghiche e storiche.
-la parola ille, dal latino ILLAE o ILLAS, non conserva il significato odierno di aggettivo dimostrativo, ma ha valore di aggettivo femminile plurale
-la corretta lettura parola "secrita" è con la chiusa invece della i, come in alcune scritture pre-carolinge
-la froma "bboce", inzialmente scritta "boce", fu modificata probabilmente perchè lo scrivente si accose che la grafia non rispecchiasse in pieno la pronuncia.
-raddoppiamento fonosintattico e beticismo
Uno dei primi testi conosciuti scritti in volgare italiano, tracciato in corsivo da un ignoto copista tra l'VIII sec. e l'inizio del IX in forma d'appunto.
Il codice originale fu redatto in Spagnaall'inizo dellìVIII secolo e giunse a Verona non poco tempo dopo.
Le due postille furono individuate 1924.
Il testo dell'indovinello è seguito da una breve formula latina, si tratta di una testimonianza autoreferenziale, cioè la descrizione dell'atto dello scrivere da parte di uno stesso amanuense.
Si tratta di un documento di difficile interpretazione; quattro sono quelle più attestate a partire dal significato del primo sintagma "se pareba", inteso come:
-"se" da SIBI latino= "davanti a sè", "pareba" da PARERE latino= "spngere/tirare avanti".
-"se", da SIC latino, unitamente a "pareba" sarebbe da intendere come "ecco, si vede".
Si tratta di uno dei primi esempi di volgare italiano utilizzato con intento artistico.
I soggetti rappresentati sono Sissinnio, i tre servi Albertello, Carboncello e Gosmari, e San Clemente.
L'iscrizione descrive il dialogo dei quattro personaggi raffigurati e l'espisodio è tratto dal "Passio Sancti Clementis": Sisinnio ordina ai suoi servi di trascinare in prigione San Clemente, ma questi si è liberato e i due servi non stanno trascinando il santo, bensì una colonna, senza accorgersene.
Si sa che il muro di sostegno su cui è dipinto l'affresco risale al restauro della basilica realizzata dopo il 1084 e che la nuova basilica di San Clemente, costruita sopra la ciesa antica, fu consacrata nel 1128; quindi, l'affresco si colloca tra queste due date.
Sono diverse le ipotesi sull'attribuzione delle frasi ai personaggi; Sisinnio si esprime in volgare, mentre San Clemente in latino, espedient volto a sottolineare la distanza che intercorre tra il santo e gli altri personaggi.
Il volgare documentato riguarda espressioni della lingua parlata a Roma alla fine dell'IX secolo, mentre la frase di Clemente è scritta in un latino imbastardito.
A livello ortografico in tutte le frasi il verbo latino "trahere" è scritto senza "h" intervocalica.
Nella frase di Albertello si notano anche il doppio clitico in seconda posizione della frase secondo la legge Tobler-Mussafia e il vocativo "Carvoncelle" documento all'avvenuto passaggio da /rb/ a /rv/ nella parlata romanesca.
Il piemontese, il ligure, il lombardo, l'emiliano e il romagnolo.
L'alternanza di una vocale sotto l'influenza di una vocale seguente, la quale si trova in via di indebolimento.
Egli dedica un paragrafo all'analisi dei fattori di livellamento nell'uso dell'italiano tra il popolo, individuando come poli di attrazione linguistica la scuola, il giornale, gli sccrittori, il teatro, il cinema, la radio, le riunioni pubbliche, i rapporti di conversazione ta i ceti colti e quelli meno colti.
Rappresenta una testimonianza della capacità, da parte del popolo semicolto o incolto, di saper leggere e scrive a fini pratici e utilitaristici, adoperando un italiano scorretto grammaticalmente e ortograficamente, oltre ad essere saturo di dialettismi.
Lettere di emigranti o soldati lontani da casa, come la lettera dell'emigrato politico veneto Pietro, conservata nell'archivio di Stato di Rovigo, che dalla Francia, nel 1936, scrisse ai parenti ad Adria.
La punteggiatura è limitata qusi esclusivamente al punto fermo, la sintassi è vacillante e la giuntura relativa "la quale" è usata in modo scorretto, l'incipit e la chiusura sono stereotipi, comuni a molte lettere di scriventi popolari.