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Due numeri, singolare e plurale, e tre generi, maschile, femminile e neutro, riconoscibili nelle diverse uscite
Si perse il neutro e le parole che appartenevano ad esso vennero trattate come maschili.
Alcune parole maschili singolari in -o presentanti due plurali, uno al maschile in -i e uno al femminile in -a (bracci, braccia) .
In molti scrittori medievali e cinquecenteschi si incontrano femminili plurali in -ella o femminili plurali in -ora, riconducibili alla sopravvivenza del neutro plurale latino in -a
Strumenti attraverso i quali la lingua distingueva le funzioni logiche e i significati che una o più parole potevano avere all'interno della frase
Nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo e ablativo
La posizione che una parola, o un gruppo di parole, assumono all'interno di una frase, nonché l'opposizione fra l'articolo e le varie preposizione che precedono un nome o un pronome
La semplificazione e riduzione del sistema dei casi latino, quelli semplici vennero sostituiti sempre di più da costrutti con preposizione e molte funzioni vennero trasferite all'accusativo
1. nomi maschili e femminili che al nominativo uscivano in -a e al genitivo in -ae
2. nomi maschili e femminili che al nominativo uscivano in -us e al genitivo in -i, nomi neutri che al nominativo uscivano in -um e al genitivo in -i, nomi maschili che al nominativo uscivano in -er al genitivo in -i
3. nomi maschili, femminili e neutri che al nominativo uscivano in vario modo e al genitivo in -is
4. nomi maschili e femminili che al nominativo uscivano in -us e al genitivo in -us, nomi neutri che al nominativo uscivano in -u e al genitivo uscivano -us
5. nomi quasi tutti femminili che al nominativo uscivano in -es e al genitivo in -ei
Quando un nome ha cambiato genere e numero nel passaggio dal latino all'italiano
In alcuni neutri usciti in -a, interpretati come femminili singolari; alcuni nomi di alberi, femminili in latino e maschili in italiano; il sostantivo ACUS femminile, è passato al maschile in italiano, AGO.
Accusativo
Continuano le forme latine ILLE, ILLA, ILLUD e UNUS, UNA, UNUM
In italiano esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce, in latino ciò non riguardava solo il genere e il numero, ma si estendeva alla funzione logica indicata dal caso.
In due diversi modelli flessionali, dette classi: alla prima appartenevano quelli che per il maschile e per il neutro seguivano il modello dei nomi della seconda declinazione, mentre per il femminile seguivano il modello dei nomi di prima declinazione; alla seconda classe appartenevano quelli che seguivano il modello dei nomi della terza declinazione.
Positivo, comparativo (maggioranza, minoranza e uguaglianza) e superlativo (relativo e assoluto).
Il comparativo di maggioranza aveva una forma sintetica e una organica, cioè costituito da una sola parola, un aggettivo comparativo formato dalla radice dell'aggettivo di qualità seguita da un suffisso di maggioranza (-IOS per il maschile e -IUS per il femminile).
Per il comparativo di minoranza i latini premettevano all'aggettivo l'avverbio MINUS e al comparativo di uguaglianza avverbi come TAM, ITA, AEQUE.
Poteva avere sia forma sintetica con aggiunta del suffisso -ISSIMUS per il maschile, -ISSIMA per il femminile e -ISSIMUM per il neutro, sia analitica con aggiunta degli avverbi MULTUM, VALDE, MAXIME, ecc.
La riduzione delle coniugazioni verbali, la formazione dei tempi composti, la diversa formazione del futuro, la formazione del condizionale e del passivo perifrastico.
Il latino aveva quattro coniugazioni, mentre l'italiano ne possiede tre, ciò si spiegherebbe nel confluire di ERE breve e lungo in un'unica coniugazione.
Da forme verbali sintetiche o semplici
Dalle forme verbali sintetiche, attraverso l'unione dell'ausiliare e il participio passato del verbo.
Da forme semplici o sintetiche, ma anche perifrastiche o analitiche.
La prima e la seconda
Sia dal nominativo-vocativo, sia dall'accusativo
Dal nominativo, dall'accusativo e dall'ablativo
La derivazione dal nominativo-vocativo
Una forma intermedia tra il dimostrativo italiano e quello latino
Gustave Gröber notò che la norma nell'utilizzo dell'articolo era: "lo" a inizio assoluto di frase e dopo parola terminante per consonante, "il" dopo parola terminante per vocale
La seconda e la terza
Se segue il verbo a cui si appoggia
Se precede il verbo a cui si appoggia
La quarta e la quinta
No
I dimostrativi ILLE/ILLA cominciano a essere adoperati con la funzione ora ricoperta dall'articolo dimostrativo, mentre l'indefinito UNUS/UNA con la funzione di articolo indeterminativo
Un solo articolo maschile "lo" da ILLUM, da cui in un secondo momento si produsse "il".
Una riduzione in "l", che successivamente fu fatta precedere da una vocale d'appoggio formando "el", o "il".
Dal suono inziale della parola che segue l'articolo
Con le forme "per lo più, per lo meno".
"Gli" nasce dalla forma "li" che, precedendo una parola iniziante per vocale in forma sintattica, determinava un nesso LJ che produsse a sua volta una laterale palatale; mentre "i" si è generato da una riduzione di "gli"
Quelli caratterizzati dall'uscita -si, "dissi", "scrissi".
DIXI=dissi
SCRIPSI=scrissi